L’accumulo dei rifiuti, sintomo di un sistema malato

L’enorme quantità di rifiuti di ogni genere, alcuni molto pericolosi, che si accumulano nell’ambiente, sono il sintomo principale e più evidente della crisi di un sistema economico-produttivo inefficiente e basato su principi errati.

Ovviamente il problema dei rifiuti si risolve non producendo rifiuti!

Sembra un’affermazione stupida, se fosse così facile, si potrebbe pensare, perché non lo si fa.

Non lo si fa, perché il sistema economico-produttivo non tiene conto del capitale naturale e della sostenibilità ambientale, in altre parole il sistema economico tende a massimizzare solo il rendimento del capitale finanziario, disinteressandosi del rendimento del capitale naturale, che è il solo, che può garantire un futuro prospero anche alle generazioni successive alla nostra.

Analizziamo il significato di “rifiuto”: con questa parola intendiamo qualcosa, che non serve più e che, quindi, deve essere eliminata.

Poniamoci allora alcune domande:

  1. è proprio inevitabile produrre rifiuti?
  2. Può durare a lungo un sistema produttivo, che da una parte estrae materia vergine dalla crosta terrestre, la elabora, e dall’altra la riversa su di essa senza preoccuparsi di verificare, se questa materia elaborata possa essere smaltita dai cicli naturali, che regolano la vita sul pianeta?
  3. Si può fare a meno delle discariche?
  4. I termovalorizzatori sono un buon investimento e quindi la soluzione al problema rifiuti?
  5. E’ possibile trovare nuove modalità di produzione in grado di continuare a migliorare il tenore di vita di tutti gli abitanti della Terra senza distruggere gli equilibri naturali?

La risposta alla prima domanda è cruciale, perché se si potesse evitare di produrre rifiuti, avremmo ovviamente risolto il problema!

La risposta è si, evitando di produrre tutte quelle sostanze non biodegradabili o riciclabili al 100% (incentivando ad esempio le nuove plastiche biodegradabili).

La risposta alla seconda domanda è, però, essenziale per capire se si debba obbligatoriamente evitare di produrre rifiuti, infatti, se ritenessimo l’attuale sistema sostenibile a lungo termine, allora perché sforzarsi per cambiarlo.

Ma anche la risposta a questa domanda è ovvia, perché è sotto gli occhi di tutti, anche dei più distratti, e perché il ragionamento, che sottende è molto semplice.

Ovviamente se continuiamo a produrre tonnellate su tonnellate di materiali di scarto non biodegradabili, si arriverà un giorno in cui non ci sarà più spazio per smaltirli, già oggi galleggiano nell’oceano Pacifico tonnellate di plastiche, tanto da occupare una superficie due volte gli Stati Uniti. Anche se si pensasse di smaltire quella parte, che può essere bruciata nei termovalorizzatori, si sposterebbe il problema dalla discarica alla produzione di gas serra, polveri sottili, ceneri, e comunque si arriverebbe un giorno a non disporre più di quelle risorse naturali impiegate per produrre materiali destinati alla distruzione. Perché è ovvio che non può durare a lungo un sistema produttivo, che estrae e distrugge.

Quindi la risposta alla terza domanda è: sì, si devono eliminare le discariche, perché si devono riciclare i materiali, per rendere minimo il prelievo di materia vergine dalla crosta terrestre.

Ovviamente la risposta alla quarta domanda è: i termovalorizzatori non sono un buon investimento, perché in un termovalorizzatore si andrebbero a distruggere materiali riciclabili, per recuperare una piccola parte di energia, che sarà subito sprecata per estrarre altra materia vergine.

Il bilancio complessivo di consumo di energia dall’estrazione alla distruzione è sempre negativo.

Senza considerare il fatto, che ogni qualvolta si produce calore si disperde energia (secondo principio della termodinamica).

La quinta domanda presuppone una riflessione a tutto campo sul concetto di benessere.

La teoria economica attuale, che è divenuta filosofia di vita, motore della politica, cultura dominante, ha enunciato il teorema “benessere uguale  capacità di acquistare beni di consumo”, riducendo l’umanità ad un’enorme massa di esseri voraci di materia ed energia, a vantaggio di pochi esseri malati di arricchimento finanziario. Tutto questo prescindendo dal rispetto di quelle leggi naturali, che hanno permesso e permettono tuttora la vita sul nostro pianeta.

Se si continuerà a considerare il “benessere”  in questo modo, e cioè se si continuerà a credere che il PIL mondiale possa continuare a crescere in eterno, utilizzando in modo indiscriminato le risorse terrestri, ovviamente, non si può che arrivare al collasso ambientale, inteso non solo come cambiamento climatico, ma come esaurimento delle risorse.

Pertanto la risposta alla quinta domanda è: si devono trovare nuove modalità produttive, è un imperativo, ne va la sopravvivenza biologica dell’umanità, o comunque il mantenimento del pur discutibile livello di benessere psico-fisico-sociale attuale.

“Ovviamente”, ho utilizzato questo avverbio molto spesso, perché la soluzione dei problemi della nostra società è ovvia, cioè può essere compresa anche dalle persone più semplici, infatti è chiaro ed ovvio che:

  1. non si può consumare le risorse terrestri (il capitale naturale) a lungo.
  2. non si può crescere in numero di abitanti e in consumo procapite in eterno.

Perché le risorse sono limitate.

Però è possibile riutilizzarle a lungo, se si integrano i sistemi produttivi nei cicli naturali (blue economy, economia circolare).

Come, allora, intervenire per cambiare il sistema?

Si deve innanzitutto tassare l’utilizzo di materia vergine, poi vietare la produzione di tutte quelle sostanze non riciclabili, quindi incentivare il riciclo/riuso dei materiali.

Solo in questo modo si potrà risolvere alla radice il problema dei rifiuti e gli altri problemi legati al vecchio sistema, quali l’inquinamento e il cambiamento climatico.

Altre soluzioni di compromesso, possono solo dare qualche anno in più di agonia al sistema.

Il vero problema dell’attuale sistema socio-economico è la sua non sostenibilità ambientale, tutti gli altri, che possono manifestarsi in un primo momento, dopo l’avvio del nuovo sistema, saranno problemi minori affrontabili e risolvibili con nuove idee.

L’accumulo dei rifiuti, sintomo di un sistema malatoultima modifica: 2017-02-26T19:03:54+01:00da domenico_barone6