Risposta ad un giovane nuclearista

Egregio giovane signore,

esistono studi di enti scientifici nazionali e internazionali accreditati che dimostrano che il potenziale dell’energia rinnovabile è ampiamente sufficiente a soddisfare il fabbisogno energetico mondiale, è chiaro che ciò presuppone un grande investimento e un cambio totale di filosofia di produzione, distribuzione, stoccaggio e soprattutto di efficienza energetica. Qui si tratta di stabilire la strada da intraprendere: se investire su una visione del mondo rispettosa delle capacità dei sistemi naturali di metabolizzare nel più breve tempo possibile gli effetti dell’attività antropica e quindi di garantire un futuro di salute e qualità anche alle generazioni che verranno, oppure continuare a fare investimenti finalizzati a soddisfare esigenze del momento, lasciando ai posteri l’onere di risolvere le problematiche connesse alle nostre scelte. Io faccio, in principio, una scelta di carattere etico: voglio lasciare ai miei figli e nipoti in eredità risorse preziose da godere e conservare e non le scorie e i rifiuti delle mie egoistiche attività (lei è giovane e forse queste cose ancora non le sente, ma le assicuro che per me, che ho tre figli, sono il primo pensiero, ed ho già sperimentato personalmente quanto la generazione di mio padre ha distrutto).

Lei penserà che sto parlando di poesia, ed è anche così, da vecchio ingegnere le consiglio di coltivare, oltre alle conoscenze tecnico scientifiche, la poesia, perché la scienza e la tecnica offrono all’uomo grandi possibilità, ma non tutte sono “belle” (anche le bombe intelligenti sono un concentrato di ricerca scientifica e tecnologia, certo non possiamo definirle un progresso per l’umanità), perciò solo filtrando  intelligentemente, saggiamente e prudentemente attraverso la lente della poesia, possiamo applicare la tecnologia per rendere il mondo migliore.

Ma passiamo a cose più concrete, non voglio entrare nel merito di quello che lei afferma, ci sarebbe da discutere per ore, a me pare, però, che lei stia spostando l’attenzione verso problemi di secondo ordine, che possono essere risolti agevolmente con i dovuti approfondimenti tecno-scientifici e con i relativi investimenti.

Il nucleare non è il grande investimento che si sta cercando di far credere, per una serie di motivi che lei conosce bene e che però minimizza (posso comprendere il suo punto di vista, forse sta effettuando degli studi inerenti al settore, ma non posso tollerare il minimizzare cose che sono altamente pericolose, ne la falsificazione di bilanci energetici che non tengono conto di tutta una serie di problematiche). Perché non parla di scorie, dove le stocchiamo, quanto costa tenerle in sicurezza per secoli, chi paga questi costi, perché questi costi vengono scorporati dal conto economico delle centrali nucleari (lei sa bene che sulla bolletta, oltre a pagare le incentivazioni per l’energia rinnovabile, che sono servite a far decollare un settore economico che ha creato posti di lavoro, stiamo pagando da almeno due decenni i costi dello stoccaggio delle scorie prodotte dal nucleare italiano, oltre allo smantellamento delle vecchie centrali)?

Perché non parla della filiera di produzione dell’uranio, altamente devastante per l’ambiente, pericolosa (pensi solo all’appetito che fa al terrorismo), energivora e soprattutto limitata nel tempo e nello spazio? Perché non si scomputa l’energia utilizzata per estrarre, raffinare, arricchire, stoccare, trasportare un chilo d’uranio (per estrarre la quantità di uranio necessaria a produrre un chilo di combustibile nucleare bisogna buttare giù tonnellate di roccia)? Perché non si dice che il costo dell’uranio è in continua crescita e aumentando le centrali, e quindi la richiesta, subirà un trend di crescita ancora più elevato? Perché non si dice che l’Italia dovrà dipendere esclusivamente dall’estero per il combustibile nucleare?

Perché non si dice che il combustibile esausto deve essere raffreddato per anni prima di potere essere “smaltito”, l’energia che viene utilizzata a questo scopo viene scomputata dal calcolo del rendimento energetico della centrale?

Perché non si dice, e non se ne computano i costi, che la centrale nucleare dovrà essere manutenuta, custodita e raffreddata (con consumo di energia, che dovrebbe essere computato nel bilancio energetico) per anni dopo la sua andata in pensione?

Perché non si computano nel conto economico dell’energia nucleare i costi dello smantellamento, dello stoccaggio e della bonifica dell’area delle centrali che andranno in pensione?

Perché non si parla dell’enorme fabbisogno di acqua di cui la centrale nucleare necessita?

Perché non si parla degli studi fatti da autorevoli enti internazionali sull’incremento dell’incidenza di leucemie e tumori nella popolazione abitante nei pressi delle centrali nucleari, con una dipendenza proporzionale alla distanza da essa e alla potenza della centrale? Chi paga questi costi?

Perché neghiamo l’evidenza statistica che, costruendo sempre più centrali nucleari aumenta il rischio complessivo di incidenti (e non offenda la mia intelligenza di tecnico, consapevole della fallibilità delle previsioni umane, con affermazioni del tipo “con le nuove centrali non possono verificarsi incidenti gravi”, né offenda la mia intelligenza paragonando gli effetti di incidenti in centrali eoliche a quelli nucleari, siamo ad ordini di gravità notevolmente diversi, sia nello spazio che nel tempo!)?

Perché i danni provocati dagli incidenti nucleari che finora si sono verificati (non solo Chernobyl o Fukushima, ce ne sono stati molti altri meno evidenti e poco pubblicizzati) sono sempre a carico della comunità e non del conto economico del nucleare?

Entrando, infine, nello specifico della realtà italiana, lei pensa che in un paese a forte penetrazione mafiosa, si possano costruire centrali nucleari a regola d’arte? In Finlandia hanno grossi problemi di controllo sulla costruzione della loro ultima centrale nucleare, possiamo immaginare cosa potrà accadere in Italia, dove strutture antisismiche vengono costruite con cemento e ferro depotenziato.

Alla luce di tutti questi interrogativi, io credo che si possa investire meglio i soldi destinati al nucleare nell’efficienza energetica e nello sviluppo di un sistema energetico sostenibile che produca energia in modo sicuro, senza grandi problematiche di smaltimento (vogliamo paragonare lo smantellamento e lo smaltimento dei pannelli fotovoltaici, che sono componenti elettronici, utilizzanti la stessa tecnologia a semiconduttori dei nostri PC, con le problematiche inerenti ai materiali radioattivi? Siamo seri!), che utilizzi fonti energetiche gratuite e che sia alla portata di tutti.

Lungi da me l’idea di convincerla, ma la prego almeno di guardare alla questione con meno interesse personale, ma guardando verso l’orizzonte del futuro dell’umanità… e si ricordi di coltivare la poesia.

Saluti

Risposta ad un giovane nuclearistaultima modifica: 2011-05-27T13:14:29+02:00da domenico_barone6