patate

Quella volta io e mio fratello, Giuseppe, eravamo arrivati tardi alla “casedda”.

Avevamo perso alcune pecore e le avevamo ritrovate a tarda sera.

Il giorno dopo avremmo avuto il cambio, in montagna.

Avevamo finito le scorte e per cena erano rimaste solo patate.

Dopo averle sbucciate, le mettemmo a friggere sul fuoco, che ardeva a stento nel focolare.

Eravamo molto stanchi: dall’alba in giro con gli animali e con pure lo straordinario serale!

Dopo un po’ ci appisolammo davanti al fuoco.

Le patate continuarono a bollire lentamente nell’olio fino a che del fuoco non rimasero che poche braci.

Nel trambusto della ricerca e per la fretta di cuocere le patate, io mi ero dimenticato del bisognino fisico che da tempo sollecitava la mia vescica.

All’improvviso, cominciai a sognare una liberatoria pisciata all’aria aperta nel buio della notte.

Finito il sogno, dormii profondamente fino a che le luci dell’alba non ci svegliarono.

Le patate stavano ancora lì, nella padella di ferro, nera di fumo.

I morsi della fame si fecero sentire subito, ci avventammo sulla padella, erano ancora tiepide.

Mangiata la prima, per la fame non sentimmo nulla, ma alla seconda ci rendemmo conto che erano salatissime e che avevano uno strano odore.

Fu allora che, illuminazione, mi resi conto che non era stato solo un sogno, e strillai: “fermo Giuseppe, stanotte ci ho pisciato dentro!”

patateultima modifica: 2017-02-25T19:36:53+01:00da domenico_barone6