Un grande piano di “lavoro socialmente utile e d’impegno civile” e di “crescita culturale”.

In precedenti articoli ho parlato dell’impatto che avranno la robotica e l’intelligenza artificiale sulla nostra società e su come soprattutto non ci sarà più bisogno di lavoro umano non solo di basso livello ma anche di medio alto livello.

Non è immaginabile arrestare l’evoluzione della tecnologia, perché questa sarà sempre più conveniente del lavoro umano, quindi sarà necessario gestirla a livello politico.

Sicuramente le imprese che investono in tecnologia sempre più avanzata saranno più competitive e conquisteranno sempre più il mercato, perché saranno più flessibili, non avranno problemi sindacali, non avranno problemi di orari di lavoro e sopratutto avranno costi sicuramente inferiori e maggiore produttività. I profitti per gli imprenditori aumenteranno, mentre la disoccupazione toccherà percentuali mai toccate, proiezioni pessimistiche arrivano a stimare anche oltre il 50% della popolazione attiva in pochi decenni. Non è difficile immaginare ciò, se si pensa al fatto che intere fabbriche, che oggi impiegano centinaia di lavoratori, potrebbero essere dirette da poche decine di tecnici, e che in un futuro non molto lontano i veicoli, i treni e perfino anche gli aerei e le navi, potranno viaggiare senza pilota.

Cosa ne sarà di tutte queste persone senza lavoro? La politica dovrà dare una risposta.

Certamente dovrà cambiare la tassazione delle imprese, la fiscalità e la contribuzione che ora fa capo al lavoro umano, dovrà essere spostata sul lavoro automatizzato. Il gettito così ottenuto dovrà essere utilizzato per finanziare un piano di lavoro socialmente utile e d’impegno civile, cioè un piano che consenta ai cittadini, che non possono trovare collocazione nel mondo del lavoro così ridimensionato, di essere impiegati in programmi di impegno sociale o civile.

Partendo dal locale, tutti sappiamo che i Comuni, sia grandi che piccoli, faticano a effettuare i lavori quotidiani e periodici di manutenzione, di pulizia, di messa in sicurezza del territorio, dei corsi d’acqua, faticano a tenere aperte le strutture di aggregazione sociale, culturale e sportiva, di interesse turistico o di supporto alle persone non autosufficienti, agli anziani eccetera. Tutti sappiamo che molte attività di supporto ad enti pubblici, come scuole, ospedali sono spesso affidati a volontari, ma il volontariato potrebbe entrare in crisi, in quanto le persone, non avendo reddito, non se lo potranno permettere, perciò tutte queste attività potrebbero essere integrate e incentivate facendole rientrare nel piano di lavoro socialmente utile e d’impegno civile.

In altri termini, le persone escluse dalla tecnologia, potrebbero percepire un reddito, finanziato dalla nuova fiscalità, in cambio del loro impegno in questo piano di lavoro socialmente utile e d’impegno civile.

Le persone si sentirebbero utili per la società e avrebbero un reddito minimo di sostentamento, ma soprattutto avrebbero molto tempo libero. Proprio l’utilizzo di questo tempo libero è la seconda grande sfida dei prossimi anni, per questo sarà necessario finanziare anche un grande piano di crescita culturale, che fornisca gli strumenti per comprendere e utilizzare in modo positivo le opportunità della tecnologia di supporto personale, sia come possibilità di integrazione di reddito, sia come mezzo di conoscenza o di svago, che accresca le competenze nei settori del sociale, dell’arte nelle sue svariate coniugazioni, dello sport, del turismo, della ricerca storica, ecc..

 

Un grande piano di “lavoro socialmente utile e d’impegno civile” e di “crescita culturale”.ultima modifica: 2018-06-02T20:30:50+02:00da domenico_barone6
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